Violenze domestiche sulle donne: rifugiate o no, le subiscono in famiglia
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27 Settembre 2019Oggetto: Esposto per trasmissione RAI “Porta a Porta” andato in onda martedì 17 settembre 2019
Gentili Presidente Foa, dott. Fabrizio Salini e presidente Baracchini
quanto accaduto nella puntata del programma televisivo di Rai 1 “Porta a Porta” andato in onda martedì 17 settembre 2019 non è accettabile.
Definire una donna “fortunata” per essere sopravvissuta ad un femminicidio non può e non deve essere consentito da parte di un giornalista in un programma del servizio pubblico.
I contenuti dell’intervista, le domande, i toni, il linguaggio verbale e non verbale utilizzati nella trasmissione ammiccano ad una cultura negazionista della violenza. Una cultura che sposta l’attenzione dalla responsabilità dell’uomo violento e omicida ai comportamenti della donna che, secondo quel tipo di pensiero, avrebbe in qualche modo creato le condizioni per innescare quella violenza.
Un modo per giustificare gli uomini violenti e colpevolizzare le donne per le loro scelte di libertà.
I mezzi di comunicazione tutti e ancor di più la televisione hanno un compito fondamentale nella prevenzione e la lotta contro la violenza di genere, diventando anche agenti di cambiamento sociale e culturale.
Allo stesso tempo, però, hanno il potere di creare stereotipi di genere che possono condizionare negativamente i ruoli e i comportamenti delle donne e degli uomini.
È necessario ricordare che secondo la “Convenzione per la prevenzione e i contrasto della violenza e la violenza domestica”- del Consiglio d’Europa (cosiddetta Convenzione di Istanbul), ratificata dall’Italia nel 2013 i Mass Media devono svolgere un ruolo importante nel contrasto alla violenza sulle donne e hanno l’obbligo di elaborare linee guida e norme di autoregolamentazione per prevenirla e rafforzare il rispetto della loro dignità.
Non solo, il Manifesto di Venezia del 25 novembre 2017 ha impegnato le giornaliste e giornalisti ad una “informazione attenta, corretta e consapevole del fenomeno della violenza di genere e delle sue implicazioni culturali, sociali, giuridiche. La descrizione della realtà nel suo complesso, al di fuori di stereotipi e pregiudizi, è il primo passo per un profondo cambiamento culturale della società e per il raggiungimento di una reale parità.”
Nello specifico il Manifesto di Venezia ritiene prioritario: “adottare un comportamento professionale consapevole per evitare stereotipi di genere e assicurare massima attenzione alla terminologia, ai contenuti e alle immagini divulgate; utilizzare il termine specifico “femminicidio” per i delitti compiuti sulle donne in quanto donne e superare la vecchia cultura della “sottovalutazione della violenza”: fisica, psicologica, economica, giuridica, culturale; nel più generale obbligo di un uso corretto e consapevole del linguaggio, evitare termini fuorvianti come “amore” “raptus” “follia” “gelosia” “passione” accostati a crimini dettati dalla volontà di possesso e annientamento.
Tutto ciò, come evidente, non è stato rispettato durante la trasmissione del programma Porta a Porta del 17 settembre e nella condizione dell’intervista alla sig.ra Lucia Panigalli, che tra l’altro ha detto di essersi sentita “profondamente offesa dal tono e dai modi usati da Vespa nel corso della trasmissione.”
Anche noi di Fondazione Pangea e di REAMA – la rete per l’empowerment e l’auto mutuo aiuto – ci sentiamo offese, così come il nostro gruppo di avvocate da anni in prima linea proprio per difendere le donne che troppo spesso non vengono credute. Offese nel nostro essere donne e nel ruolo sociale di impegno profuso nel tempo, singolarmente, come professioniste e come associazioni, nella battaglia contro la violenza maschile sulle donne.
Chiediamo, pertanto che la Rai prenda provvedimenti significativi nei confronti del conduttore Bruno Vespa, degli autori, del regista, del capo struttura e di tutti i responsabili a vario titolo del programma Porta a Porta, per porre rimedio a quanto accaduto nella puntata del 17 settembre.
Chiediamo altresì che AGCOM esaminata la condotta di Bruno Vespa e accertata la violazione, emetta provvedimenti nei confronti di tutti coloro che si sono resi responsabili.
Infatti, tra i compiti dell’Autorità rientra anche la tutela del rispetto dei diritti fondamentali della persona nel settore delle comunicazioni, anche radiotelevisive, e di esercizio della funzione di garanzia dell’utenza. Ciò in linea con quanto stabilito dalla la vigente disciplina del sistema radiotelevisivo a tutela degli utenti la quale garantisce la trasmissione di programmi che rispettino i diritti fondamentali della persona, come stabilito dall’articolo 10 comma 1 del Testo
Unico della Radiotelevisione. In particolare il programma televisivo di Rai 1 “Porta a Porta” trasmesso martedì 17 settembre 2019 violerebbe la DELIBERA N. 165/06/CSP (AGCOM) Atto di indirizzo sul rispetto dei diritti fondamentali della persona, della dignità personale e del corretto sviluppo fisico, psichico e morale dei minori nei programmi di intrattenimento.
Firma
Simona Lanzoni, coordinamento Reama di Fondazione Pangea Onlus e Gruppo Giuridico avvocate Reama