DONNE. ROMA, PANGEA APRE SPORTELLO LEGALE E SOCIOSANITARIO PER MIGRANTI
16 Maggio 2024Repubblica- Migrazioni, uno sportello legale e sanitario per le donne provenienti da ogni parte del mondo e che fuggono da guerre, povertà o da situazioni violente
16 Maggio 2024(DIRE) Roma, 16 mag. – Una casa di emergenza per donne vittime di violenza, dove sono ospitate sia italiane che straniere con o senza figli, in un bene confiscato alla criminalità organizzata.
Si tratta della prima Casa di emergenza h72 aperta a Roma da Fondazione Pangea nell’ambito del progetto No More Violence – Reama in action sostenuto dal Fondo di Beneficenza ed opere di carattere sociale e culturale di Intesa Sanpaolo, per accogliere, ascoltare e orientare le donne provenienti da ogni parte del mondo che fuggono da situazioni violente.
La Casa di emergenza h72 consente una presa in carico tempestiva in situazioni di rischio immediato e quindi di intervenire con una certa rapidità quando arriva una segnalazione da parte del Pronto Soccorso, delle Forze dell’Ordine, dall’emergenza alloggio, dal servizio sociale o dalla rete antiviolenza Reama di Pangea. La struttura ha quindi una doppia valenza: da un lato consente di rispondere alla scarsità di alloggi per la protezione delle donne vittime di violenza e per i loro figli e figlie, dall’altro permette loro di avere un posto sicuro in attesa che si liberi un alloggio o che la giustizia faccia il suo corso. Le donne dovrebbero rimanere nella Casa per un brevissimo periodo, in attesa, ad esempio, di un posto in casa rifugio di lungo periodo oppure del rilascio delle misure cautelari. I tempi, però, sono sempre più lunghi del previsto e nel frattempo per le donne che restano nella casa emergenza viene effettuata una valutazione del rischio, un percorso di rielaborazione della violenza e viene intrapreso un percorso legale.
Per le ospiti vengono anche intraprese azioni che riguardano il vivere quotidiano, come ad esempio l’iscrizione al Sistema Sanitario Nazionale, l’invio alle strutture sanitarie in caso di necessità, il sostegno alla genitorialità, le pratiche per attivare il permesso di soggiorno, l’iscrizione dei figli a scuola e molto altro. Un lavoro enorme che in 10 mesi ha permesso di accogliere 23 tra donne e bambini (13 donne 10 minori), per lo più provenienti da Italia, Bangladesh, India, Argentina, Marocco, Tunisia, Russia, Romania, Albania, molte volte escluse da altre realtà di supporto per la presenza, ad esempio, di figli maschi di età superiore ai 12 anni o perché avevano un pregresso psichiatrico.
Grazie al progetto No More Violence, le donne vittime di violenza hanno quindi accesso a servizi di specializzati per la messa in protezione e per sostenerle nel difficile percorso di fuoriuscita dalla violenza, di empowerment e reinserimento sociale economico e lavorativo.