Manifesto, Il crimine di essere donna. In Afghanistan “è ora di riconoscere l’apartheid di genere”
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22 Luglio 2024(DIRE) Roma, 17 lug. – “Apprendiamo dal comunicato dell’Assemblea transfemminista Perugia, sottoscritto tra gli altri dalla Rete Antiviolenza Umbria (Rav), dalla RU2020 Rete Umbra per l’Autodeterminazione e dall’Udi Perugia, di un nuovo attacco verso la libertà delle donne dalla Regione Umbria. Questa volta camuffato da quella che viene definita ‘Legge sulla famiglia’, già approvata in Terza commissione e che presto approderà in aula consiliare. La proposta, che vede la Lega della Regione Umbria come prima firmataria, interviene con delle modifiche al Testo unico famiglia in materia di sanità e servizi sociali, ponendo al centro un’unica idea di famiglia tradizionale e andando a minare i diritti delle donne in termini di scelte riproduttive, per incentivare la natalità in modo del tutto ideologico e con riferimenti chiari alla tutela della vita umana fin dal concepimento. Non a caso la legge è stata pensata con l’aiuto delle Associazioni delle famiglie e ha ricevuto fin da subito il plauso dei movimenti Pro vita, gli stessi che vorrebbero introdursi nei consultori delegittimandone di fatto la loro funzione primaria ovvero la promozione e la tutela delle scelte e della salute psico fisica delle donne. La legge rappresenta dunque l’ennesimo attacco all’autodeterminazione e alla legge 194, attacchi che la Regione Umbria sta portando avanti da anni, prima ostacolando l’assunzione della pillola Ru in day hospital, poi smantellando i consultori con l’assenza di finanziamenti e con l’introduzione di movimenti pro vita e ultraconservatori.
Ricordiamo alla Regione che l’Ivg è un diritto fondato sulla libera scelta di donne che consapevolmente decidono di interrompere la gravidanza e che la famiglia, di cui tanto ci si riempie la bocca, è molto spesso il luogo deputato a ogni forma di violenza di genere: di questo non si fa alcun riferimento nel testo, nonostante le ricadute sociali, sanitarie ed economiche della violenza stessa. E’ per questo un testo che rispediamo al mittente perché invece di finanziare e potenziare i centri antiviolenza, i consultori, i servizi connessi alla salute delle donne è in netto contrasto con l’idea di sanità pubblica e di sociale. Ci auguriamo che una volta arrivata la legge in aula, si faccia una dura opposizione, perché sulla pelle delle donne non si combatta l’ennesima guerra ideologica”. Così in un comunicato Simona Lanzoni di Fondazione Pangea e il Forum Donne Amelia della rete antiviolenza Reama.