
Avvenire, “Riza” il progetto UE per dare opportunità alle donne migranti
31 Marzo 2025(DIRE) Roma, 10 apr. – Si è svolta oggi in Commissione diritti umani del Senato l’audizione di Fondazione Pangea sul tema delle mutilazioni genitali femminili (Mgf). Un incontro “proficuo e uno scambio necessario”, come lo ha definito Simona Lanzoni, vice presidente di Pangea, stando a quanto riporta un comunicato. Obiettivo dell’audizione, “portare alla luce il sommerso delle mutilazioni genitali femminili e avviare un percorso conoscitivo a 360 gradi che coinvolga le istituzioni e tutti coloro che si trovano ad affrontare la pratica delle Mgf. Forti della nostra esperienza e consapevoli che, come definito nella Convenzione di Istanbul, le mutilazioni sono una vera e propria forma di violenza, abbiamo avviato un dibattitto intorno a quattro proposte fondamentali: in primo luogo abbiamo chiesto di istituire un Fondo non solo per la deinfibulazione ma anche per la ricostruzione chirurgica a seguito di un intervento così delicato, che richiede un post operatorio tanto necessario quanto l’operazione stessa. In secondo luogo- continua Lanzoni- abbiamo chiesto che venga avviato un monitoraggio sull’utilizzo dei fondi regionali destinati alla prevenzione e alla presa in carico delle donne che hanno subito l’infibulazione e di prevedere, all’interno del Piano nazionale antiviolenza, un focus specifico su questa pratica che ancora oggi in Italia non è quantificabile benché più presente di quanto si pensi”. Infine, continua la vicepresidente di Pangea, “abbiamo voluto accendere un faro sul tema della prevenzione e della formazione non solo del personale sanitario ma di tutte quelle realtà che ruotano o possono incontrare una donna sopravvissuta all’Mgf. Ci riferiamo in primo luogo alla scuola e ai docenti, i quali, opportunatamente formati, hanno un ruolo chiave nella prevenzione ma anche nell’emersione del fenomeno a partire dalle bambine più piccole. Ma pensiamo anche ai pediatri di famiglia che possono intercettare i nuclei a rischio e fare da ponte con il sistema nazionale oppure agli operatori sociali, alle mediatrici culturali, a chi lavora nelle strutture di accoglienza per i migranti o nelle Commissioni per il diritto d’asilo”. Secondo Lanzoni, “Tutti questi attori devono avere una formazione specifica in un’ottica di genere, perché le donne, nei percorsi migratori, si trovano ad affrontare problematiche diverse dagli uomini sia sociali che sanitarie e sono vittime di retaggi culturali difficili da scardinare se non vengono compresi fino in fondo. Ringraziamo per questo la Commissione diritti umani, la sua presidente, l’onorevole Stefania Pucciarelli e i suoi componenti, per aver ascoltato le nostre richieste e per aver contribuito a creare quel ponte tra istituzioni e società civile a sostegno di tutte le donne che ancora oggi- conclude- vivono questa forma di violenza”