Agenzia Dire, violenza e lockdown. Il 25 novembre raccontato da Pangea-Reama
23 Novembre 2020Il Sole 24 Ore. Faro dell’Europa sull’Italia, le norme ci sono ma non vengono usate
25 Novembre 2020“Personalmente ho constatato che si fa fatica a sco… una che te la dà volentieri, figuratevi una che non ci sta” e ancora “entrando nella camera da letto dell’abbiente ospite cosa pensava di andare a recitare il rosario? Non ha sospettato che a un certo punto avrebbe DOVUTO togliersi le mutandine senza sapere quando avrebbe potuto rimettersele?”
E poi riferito a Genovese “Ciò che fa schifo nella sua condotta è l’abuso micidiale di polverina bianca….certo gli piacevano le donne e non credo faticasse a PROCURARSENE in quantità”
“Gli auguriamo almeno di disintossicarsi in carcere… alla sua vittima CONCEDIAMO le attenuanti generiche”.
E’ abominevole l’editoriale di Vittorio Feltri uscito oggi sulle pagine di Libero. Ne infila una dietro l’altra, ribaltando come sempre la vittima e il colpevole, ritenendo il problema maggiore la dipendenza da droghe invece che lo stupro, augurando al carnefice una pronta disintossicazione e alla vittima di svegliarsi un po’ perché troppo ingenua.
Questa narrazione della violenza è completamente fuorviante e sbagliata e ne abbiamo le tasche piene di questi stereotipi e i pregiudizi che leggiamo ogni giorno.
Non ci meravigliamo più di fronte alle uscite di Feltri né tantomeno al modo in cui alcuni giornali affrontano il tema della violenza sulle donne ma non lo accettiamo e ci meravigliamo, invece, di come l’Ordine dei giornalisti non intervenga nella maniera più risoluta possibile: con le sanzioni pecuniarie alle testate giornalistiche che continuano a pubblicare titoli e articoli che negano i reati di violenza commessi dagli uomini sulle donne.
Sanzioni i cui proventi, come abbiamo già proposto il 13 novembre scorso, potrebbero essere destinati al lavoro dei centri antiviolenza.
Questa vicenda dimostra ancora una volta che l’articolo 5 bis che dall’1 gennaio prossimo sarà aggiunto al Testo Unico che regola la deontologia dei giornalisti sul rispetto delle differenze di genere difficilmente farà la differenza almeno fino a prova contraria. Pensiamo non sia sufficiente ed inoltre è neutro perché non assume ancora una volta il dato di fatto che la violenza basata sul genere colpisce in maniera sproporzionata le donne.
Circa il 70-80% di chi vive violenza è donna, eppure nel nuovo articolo le donne non vengono mai citate. Si parla genericamente di ‘persona’ e non di chi subisce il reato ovvero la donna.
Per chi non seguirà questo nuovo articolo, che cosa succederà? Ecco perché chiediamo sanzioni pecuniarie.
Dalla narrazione mediatica passa una buona parte di quei “processi culturali” che dovrebbero portare a una nuova lettura del fenomeno della violenza di genere. E allora bisogna uscire da quella piazza virtuale in cui il fenomeno della violenza sulle donne si fa chiacchiera infarcita di stereotipi e i direttori dei giornali dovrebbero smetterla di inseguire i like, minimizzando la violenza, e cominciare a pensare di avere anche un ruolo educativo dell’opinione pubblica”, Simona Lanzoni vice presidente di Fondazione Pangea Onlus e coordinatrice della rete antiviolenza Reama.