SBS, “La vita riparte da una donna”, il motto della Fondazione Pangea
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14 Ottobre 2024Roma, 10 ott. – Attiviste, associazioni, donne per le donne: un viaggio, il loro, dal tocco un po’ retrò, per arrivare a Matera a bordo di un bus dove, in concomitanza della ministeriale G7, si riuniranno in un convegno internazionale in cui mettere a fuoco varie proposte per i Paesi più ricchi, i sette del summit, e chiedere un preciso impegno.
Non lo chiamiano G7 ombra, in politichese: Fondazione Pangea e Women without violence, che lo hanno promosso in collaborazione con il Comune di Matera e la Rete donna di Matera, preferiscono dire che è “un G-Mondo” e a bordo del bus in effetti c’è una sorellanza tra continenti, storie e culture e una luce accesa sul tema mai risolto in profondità della violenza contro le donne.
Parlare di empowerment solo in una chiave economica e d’impresa, il messaggio delle attiviste che non si accontentano di pari opportunità ‘cosmetiche’ o di facciata, non tocca il grave problema della violenza sessuale e del femminicidio che in varie forme le donne ovunque subiscono: nel corpo, a livello psicologico, nel loro essere madri o nei loro diritti di salute.
“È proprio un G-Mondo perchè non ci sono solo le donne dei sette Paesi più potenti o ricchi, ma quelle da tutti i continenti” spiega all’agenzia Dire Simona Lanzoni, vicepresidente della Fondazione Pangea: “Manca solo l’Oceania”.
Non vuole essere un summit “oppositivo, ma alternativo per dire ai Paesi del G7 di affrontare il tema della violenza sessuale che è ancora uno dei grandi tabù e delle forme meno enunciate di violenza in tutto il mondo, su cui ancora c’è un forte stigma”.
Lanzoni ricorda: “Non a caso il tema del consenso non è passato nella direttiva Ue”. Nessuna illusione quindi che la violenza sessuale sia un problema attuale solo per alcuni Paesi e culture.
“Cambia solo la prevalenza” puntualizza la vicepresidente di Pangea: “Se in Afghanistan è il 100%, da noi riguarda una donna su tre”.
Secondo Lanzoni, nella violenza sessuale “c’è una delle radici della violenza contro le donne”. Sarà quindi questo tema uno dei cardini del documento finale che uscirà fuori dal convegno dedicato a ‘violenza sessuale e femminicidio’, ma non sarà il solo. Mai come in questo tempo di conflitti che si riaprono, secondo Lanzoni, il tema “non va tralasciato, anzi va trattato” a partire dalle zone di conflitto.
Altra questione scottante quella della giustizia e dell’impunità dei violenti. “Troppo lenta” denuncia Lanzoni, che richiama anche alla “necessità di legiferare diversamente la violenza sessuale”. Dal G-Mondo arriverà anche una denuncia su chi amministra la giustizia: “Chi dovrebbe decidere al di sopra delle parti è invece spesso vittima di stereotipi”, tiene a sottolineare Lanzoni.
Un altro tema della Matera delle donne, parallelamente al G7 istituzionale, presieduto dalla ministra italiana della Famiglia, della natalità e delle pari opportunità Eugenia Roccella, è quello del “gender apartheid”. Per la vicepresidente di Pangea, dobbiamo parlare di “genere femminile, cominciamo dalle donne”.
Lanzoni annuncia: “Chiederemo che l’articolo 2 della Convenzione – dedicato alla condanna della discriminazione razziale – che le Nazioni Unite stanno redigendo contro i crimini umanitari riporti un sottocomma che richiami al divieto della discriminazione di genere delle donne. Nessun dittatore, regime, governo può permetterselo più, a partire dall’Afghanistan. Non deve esistere”. E va scritto nero su bianco.
Interviene anche Francoise Brie, presidente della Fondazione Women without violence. “Dal G7 ci aspettiamo impegni- sottolinea- e anche una linea chiara sulla questione dei finanziamenti che possano migliorare il percorso giudiziario delle donne nella lotta contro l’impunità e assicurare loro protezione che porta all’autonomia e ancora una maggiore attenzione a rafforzare le associazioni che lavorano per i diritti”. Secondo Brie, “c’è un attacco globale ai diritti umani e ancor di più a quelli delle donne”. La presidente della Fondazione Women without violence conclude: “È importante che siano rispettate le raccomandazioni e convenzioni internazionali, come quella di Istanbul, e il G7 deve farsi promotore di questo”.